100km del Sahara
Ci sono gare che lasciano un segno indelebile sul nostro cammino sportivo, sulla nostra vita da atleta e sulle nostre esperienze di tutti i giorni.
Così sarà sicuramente stata quella che Marco ha vissuto nel deserto maghrebino ormai una decina di giorni fa, un’esperienza di quelle che prepotentemente e violentemente solcano il nostro cammino…ecco le dirette parole di Marco a raccontare questa avventura unica!
100 km del Sahara, una corsa sulle sabbie del Grande Erg Orientale della Tunisia che lascia il segno. Sono partito con entusiasmo e aspettative che sono state ripagate in tutto e per tutto!
La “gara” se così la si vuol chiamare ma forse è meglio definirla il “trip”, almeno per me, è iniziato quando sono arrivato nell’oasi di Khsar Ghilane.
Scaricata la valigia e sistemato il bagaglio nella tenda beduina che ho condiviso con altri 5 runners, mi sono incamminato su una stradina di poche decine di metri in direzione del deserto. Deserto… io non avevo mai visto il deserto… sono rimasto impietrito dalla bellezza di questo mare infinito di dune di sabbia, sabbia della consistenza del borotalco, impalpabile che, ahimè, ho scoperto poter entrare ovunque (scarpe, calzini, naso e orecchie) ma di una bellezza sconvolgente!!! Il mattino seguente ho poi ripercorso quella stradina, partenza della prima tappa di 28 km (dovevano essere 26 ma l’organizzazione ce ne ha regalati 2, senza nessun sovrapprezzo naturalmente) vivendo insieme agli altri 95 prodi avventurieri un’emozione fortissima; ho scoperto che può crearsi veramente un forte legame con l’uomo e l’ambiente naturale: a me è successo nel deserto!Prima tappa (29 aprile, ore 8:30, 28 km). Parto bene, pettorale n. 24, esaltatissimo come da programma, macchina fotografica in mano, sparo un po di scatti (quando più mi ricapita…) e mi concentro sulla corsa. Cazzo se è difficile correre sul “borotalco”, i piedi affondano e non riesco a farlo come faccio di solito… mi sa che saranno azzi acidi per diabetici… Stringo i denti e corro, corro, corro; sono qui per questo! La visione del gonfiabile blu è troppo bella, sono passate 4 ore di sana sofferenza, è ora di godersi l’arrivo. Taglio il traguardo contentissimo per la strada fatta ma consapevole che siamo solo all’inizio! Sarà lunga!
Seconda tappa (29 aprile, ore 20:00, 7 km). La tappa notturna è affascinante, luce frontale in testa, luce chimica attaccata allo zaino, tutti pronti per una sgambata tra le dune al buio!!! Parto con l’idea di risparmiare le forze e di risparmiare i talloni che contano già le prima vesciche… ; l’idea se ne va dopo 200 m quando preso dalla frenesia di far bene, do fondo alle mie forze tirando come un pirla per tutti e 7 i km! Arrivo in volata, mangiata alle 22 e a nanna! Mi sono addormentato alle 2 di notte…troppa adrenalina in circolo!
Terza tappa (30 aprile, ore 8:30, 30 km). Caporetto… Alla partenza nessuno se lo immaginava: ma si sarà come ieri, 1 km regalato dall’organizzazione (dovevano essere 29), qualche dolore per le vesciche, un bel po di fatica ma si fa… Sticazzi… 40-45 gradi che ti sciolgono anche il cervello. Corri e cammini, poi riparti e torni a camminare, bevi sudi e continui a bere, mi piacerebbe avere una macchina d’appoggio che tira giù il finestrino e da cui esce una birra ghiacciata pronta all’uso… ma non c’è. C’è la macchina del “doctor” che recupera runners disidratati e ormai striscianti sulla sabbia, e che mi chiede “come va”, perchè mi vede seduto sulla sabbia e forse pensa che voglio un passaggio! Neanche morto!!! “Grazie, tutto bene, sto solo togliendo la sabbia dalle scarpe e dai calzini (per l’ennesima volta)”! “E le tue vesciche?” “Bene anche loro, non mi abbandonano e finiremo la tappa insieme!” Mi rialzo e corro. Vedo il gonfiabile blu, il Garmin segna 29 km e qualche metro, ho calcolato di aver bevuto 10-11 litri di liquidi, questa volta l’arrivo è come un miraggio nel deserto! Arrivato. Devastato.
Quarta tappa (1 maggio, ore 6:30, 40 km). Oggi si deve arrivare! L’organizzazione, visto la giornata di “Caporetto”, ha deciso di alleggerire l’ultima tappa: finale senza dune alte 10 metri, 2 km in meno e partenza con il fresco delle 6 del mattino! Una passeggiata!!! Corro dall’inizio alla fine, con il mio ritmo e non mollo un metro, anche quando si alza una tempesta di sabbia! Vento che arriva da traverso e che ti fa capire chi è il capo… il DESERTO. Uomini piccoli cercano con tutte le loro forze, fisiche e soprattutto mentali di superare le asperità del percorso e le insidie che capisci che solo la natura è in grado di concederti. Alla fine bisogna sempre ricordarsi che vince lei, comunque!Vedo l’arrivo, il mitico gonfiabile blu alle soglie dell’oasi di Douz! Corro gli ultimi metri con dentro una soddisfazione senza paragoni. Alla fine ho tenuto duro e sono arrivato, mai mollare anche se il percorso è in salita ed il vento soffia contro. Non lo dico tanto per dire ma da quando faccio triathlon questo concetto torna molto spesso a galla e l’esempio del gruppo VATRI mi piace tantissimo, come mi piace tantissimo che al traguardo un compagno di “trip” arrivato poco prima mi guardi, osservi il mio body e mi dica “grande triatleta”. Taglio il traguardo, mi faccio mettere la medaglia, piango un po e mi godo questo momento irripetibile bevendo una birra gelata.